Tutti collaborano, dal più anziano al più giovane. Reception, cucina, bar e assistenza, sono compiti che svolgiamo noi stessi. A partire dallo Chef Junior, che cucina per i nostri ospiti, ai suoi genitori, che lavorano al bar e alla reception, fino all’assistenza, di cui è responsabile la ragazza del cuoco. La famiglia per noi significa tradizione. Il nostro albergo è stato costruito negli anni ’50 dai genitori dell’attuale proprietario. Allora si chiamava “Villa – Pensione Waldruh” e nel corso degli anni sono cambiate molte cose qui a San Vigilio. Le 10 camere inizialmente disponevano di acqua corrente calda e fredda, un vero lusso per quei tempi. A poco a poco, l’attività è stata ampliata e ristrutturata e le singole camere sono state dotate di bagni confortevoli. Proprio di recente sono state ristrutturate le ultime camere, con arredi moderni che accostano il fascino tradizionale all’ambiente contemporaneo.
Generazione dopo generazione.
Nei primi anni ’50.
I genitori del proprietario attuale hanno costruito questa pensione negli anni ’50, un momento tutt’altro che facile per il Sud Tirolo. Il dopoguerra è stato duro per la nostra piccola regione, molti tirolesi si erano impoveriti o emigravano. Il turismo ha cominciato a radicarsi molto lentamente. Tra il 1939 e il 1943 ai sudtirolesi fu imposta una scelta: lasciare le loro case ed emigrare in Austria o in Germania, o rimanere nel paese, ma essere italianizzati. Chi rimaneva del paese era chiamato “Dableiber” (in italiano “colui che resta qui”). Più tardi, dopo la fine della seconda guerra mondiale, la popolazione sudtirolese era tormentata dall’incertezza e dalla preoccupazione per il futuro della piccola regione. Molti tornarono, sperando di recuperare la cittadinanza italiana e reintegrarsi nella propria patria. Il famoso Trattato di Parigi lo rese possibile. Al contempo, la firma dell’accordo pose anche le basi per la ricchezza altoatesina che conosciamo oggi. I nostri nonni avevano quindi avuto l’istinto giusto.
Le leggende di Fanes.
Passo Falzarego.
Da secoli la zona intorno a San Vigilio attira con una specie di magia che si è trasformata in una vera e propria mitologia. Una delle storie più famose riguarda la coraggiosa figlia del re, Dolasilla, un’eroina di guerra del popolo dei Fanes. Il padre, un uomo avido, aveva rubato alcuni oggetti preziosi a un gruppo di nani e Dolasilla li aveva restituiti all’insaputa del padre. In segno di gratitudine i nani le avevano donato una corazza bianca che avrebbe dovuto proteggerla dalle frecce. I nani avevano anche profetizzato che Dolasilla sarebbe diventata un’eroina di guerra, ma che non avrebbe dovuto combattere se l’armatura fosse mai diventata scura. Le dissero inoltre che qualcosa di misterioso stava crescendo nel lago d’argento. Il padre inviò dei messaggeri per scoprire di che cosa si trattasse: lì trovarono canne d’argento con cui il re fece produrre frecce, con le quali il popolo dei Fanes non avrebbe mai più perso alcuna guerra. Come ringraziamento Dolasilla fu ricompensata con una pietra preziosa, la “Rajëta”.
Una notte, a Dolasilla apparve in sogno uno dei suoi nemici morti che l’avvertiva di non portare con sé le frecce magiche in guerra. Il re, però, insisteva che Dolasilla dovesse continuare a usare le frecce d’argento. Nel frattempo, il mago Spina de Mul strinse un’alleanza contro il regno dei Fanes, che mirava ad impadronirsi della gemma di Dolasilla. Ingaggiò pertanto l’eroe Ey de Net, “occhio della notte”, che avrebbe dovuto uccidere Dolasilla nella battaglia successiva. Ey de Net, tuttavia, restò talmente colpito dalla figlia del re, che non scoccò alcuna freccia. Spina de Mul lo tradì tirando una freccia verso Dolasilla alle spalle di Ey de Net. Quest’ultimo si sentì tradito e dopo la battaglia andò a cercare il popolo dei Fanes e Dolasilla e divenne il portabandiera della figlia del re. Chiese anche la sua mano al re, il quale però
era a conoscenza di una profezia secondo la quale Dolasilla avrebbe perso tutto il suo potere se si fosse mai sposata. Per avidità, il re dei Fanes vendette il regno ai suoi nemici e bandì Ey de Net. Dolasilla, ignara, aveva regalato tutte le sue frecce d’argento ad alcuni bambini inviati da Spina de Mul. Poco dopo fu coinvolta in una battaglia, sebbene la sua armatura fosse diventata scura. In questa leggendaria battaglia Dolasilla morì sotto una pioggia di frecce. Il padre ricevette la notizia della morte della figlia mentre attendeva sul Lagazuoi e si tramutò in una pietra. Il “re traditore”, il “falza rego”, si vede ancora oggi in Val Badia sul passo del Falzarego.
Ora come allora.
Vacanze in montagna.
L’Alto Adige è una delle regioni più ricche d’Italia e d’Europa. È conosciuto soprattutto per il meraviglioso paesaggio montano che attira ogni anno un gran numero di turisti. In realtà, il turismo in questa zona alpina si è sviluppato solo gradualmente. Per molto tempo, le Alpi non erano altro che un ostacolo spiacevole durante il viaggio verso il sole dell’Italia. Verso il 1800, quando il sud tirolese Andreas Hofer guidò una rivolta contro Napoleone, la regione divenne nota in tutta Europa per la prima volta. Il Tirolo era un luogo di cura amato già da tempo, ma solo tra le classi sociali superiori. Ogni estate i ricchi commercianti cittadini raggiungevano le montagne tirolesi per il clima fresco. Il primo vero culmine del turismo in Sud Tirolo è stato raggiunto poco prima dell’inizio del ventesimo secolo. Investitori stranieri cominciarono a costruire grandi alberghi in luoghi come Dobbiaco. Anche l’alpinismo iniziò a guadagnare popolarità, a vantaggio di malghe e rifugi. Negli anni precedenti la prima guerra mondiale, il Sud Tirolo era diventato per la prima volta un soggetto da cartolina. Quegli anni furono caratterizzati da alberghi di lusso e sontuose feste dell’alta società. Il turismo di massa della regione cominciò solo più tardi, dopo la prima guerra mondiale, quando l’Alto Adige divenne parte dell’Italia. Gli italiani arrivarono in massa per visitare la regione. Intorno al 1930, iniziò finalmente la scoperta delle Dolomiti a favore del turismo. Funivie, ristoranti, alberghi di montagna, risalgono tutti a questo periodo. Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, molte famiglie iniziarono anche ad affittare camere ai turisti. Da allora, il turismo è cresciuto rapidamente. Poi, con il campione Gustav Thöni, lo sci si diffuse ancora di più e furono costruiti nuovi impianti di risalita e aree sciistiche. In mezzo a questa storia turbolenta, ecco il nostro Hotel Riposo al Bosco.